Riporto qui sul forum alcune considerazioni e presento il test comparativo che ho effettuato per testare i due compressori che gentilmente Andrea mi ha messo a disposizione.
Ho applicato varie tipologie di compressori ad un sample suonato utilizzando la tecnica del reamping in modo da avere sempre lo stesso riferimento.
Come sempre ne escono delle belle.
Ma andiamo per gradi.
Vediamo innanzi tutto che cosa è un compressore e che cosa ci si debba aspettare da questo effetto.
Il Compressore:
Il compressore agisce sull'intero segnale per un controllo generale del suono e produce un effetto di sustain. In pratica amplifica il segnale della chitarra quando si suona piano, e lo attenua quando il segnale in uscita dai pickup è molto potente. Estremamente caratterizzante nel funky grazie anche all'abbondare di ghost notes che vengono utilizzate ritmicamente.
I parametri di un compressore sono essenzialmente tre. Threshold, Attack e Release.
Il primo regola il livello di compressione che andremo ad utilizzare, l'attack ne determina la velocità con cui il compressore deve entrare in funzione, mentre l'ultimo, il release, determina il tempo di rilascio dell'effetto di compressione, ovvero per quanto tempo il compressore deve agire. Esistono in realtà altri parametri, sopratutto nei compressori hardware da studio, ma diffcilmente alcuni di questi parametri sono proposti sugli stomp boxes. (Si legga dunque: fattore di ratio, livello in ingresso e in uscita)
Uno degli utilizzi più frequenti è, come poc'anzi accennavo, in contesto funky/ritmico, alcuni grandi ritmici degli anni settanta lo utilizzavano praticamente sempre. Si ascoltino i dischi della Motown o la disco degli Chic o il R&B della Stax.
L'utilizzo moderno è più strettamente legato all'aspetto solistico, (anche perchè ormai le ritmiche non le fa più nessuno, ma questa è un'altra storia) per ottenere maggiore sustain sulle note permettendo di dare importanza ed espressione al proprio linguaggio.
L'utilizzo del comp con pickup a single coil è spesso una manna per dare potenza e corpo.
Detta così, sembrerebbe che il compressore sia la soluzione ad ogni nostro problema, ma non lo è assolutamente. Il compressore non è sempre utilizzabile, anzi i campi di impiego sono abbastanza ristretti in virtù della propria capacità di agire sul Knee e sul transiente del suono.
Il suono viene appiattito ed uniformato lasciando poco spazio alle differenze dinamiche.
Non è sempre di aiuto e anzi spesso è importante impararlo e studiarlo per capirne i limiti e le potenzialità.
Veniamo al test:
I compressori provati sono tra i più comuni, più ovviamente i due squeezers by Giovanetti.
Per realizzare questo test ho sempre utilizzando un sample concessomi dall'amico e maestro Marco Di Meo che aveva suonato questo riff in una sessione di tracking del nuovo cd di Thea Crudi. Il sample è uno solo utilizzando dunque la tecnica del reamping per testare tutti i compressori.
L'amplificatore utilizzato è il Twin Reverb con regolazione pressochè flat e leggero reverbero, microfonando con il classico SM57 leggermente fuori asse il cono celestion V30.
La chitarra utilizzata è la nostra Nocaster in posizione centrale.
Blue comp Boss.mp3Clean by Twin.mp3Comp 1 by Giova.mp3Comp 2 by Giova.mp3Costalab Comp as boost.mp3MXR Dynacomp.mp3red comp pod.mp3Ross Comp.mp3Vetta comp pod.mp3Il mio parere:
Il mio parere è che sono compressori senza mezzi termini. Fanno quello per cui sono stati costruiti. Un unica manopola che regola il livello di usicta del segnale e parametri fissi di Threshold, attack, release. Il fattore di compressione si attesta intorno ad una ratio di 12 ed ogni singola corda viene compressa in modo piacevole e preciso. L'attacco sicuramente più lento rispetto ad un Mxr restituisce grande stabilità sulle basse. Il suono non viene eccessivamente modificato ed il dettaglio continua ad assere molto preciso.
L'assenza di controlli restringe il campo di applicazione risultando sicuramente meno versatili rispetto ad un Boss o ad un Mxr ma è il prezzo da pagare per avere un eccellente segnale di compressione.
Bye
Alberto